Europa 2030: ambizioni climatiche

Il convegno “Europa 2030. Obiettivi ambiziosi per la lotta ai cambiamenti climatici e l’energia”, organizzato da Greenpeace, Legambiente e WWF, ha evidenziato quale sarà il ruolo dell’Italia rispetto al target UE per il 2030.

L’incontro è servito per evidenziare quello che l’inazione climatica significa in termini di costi per tutto il Pianeta. Un costo proibitivo come ha spiegato in apertura Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia WWF Italia, che chiede un approccio capace di superare la logica dell’emergenza e soprattutto un ruolo attivo dei decisori politici.

Ed è paradossale in questo contesto il ruolo dell’Europa, passata da prima potenza mondiale ad avere una visione precisa sulla decarbonizzazione del sistema economico, ad economia reticente anche sugli impegni green di base.

Attualmente ai Ventotto è imputato “solo” il 10% delle emissioni globali di diossido di carbonio, merito anche, come ha sottolineato Pippo Onufrio, Direttore Esecutivo Greenpeace, del precedente pacchetto clima energia, il celebre “20-20-20”.

In pochi anni i costi delle tecnologie per lo sfruttamento delle rinnovabili si sono rapidamente ridotti raggiungendo lo stato di commodities e aumentando l’appeal degli investitori finanziari, per questo motivo è necessario “agire ora”.

Anche perché ha esplicitato Antonio Navarra, Presidente del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici ai ritmi attuali, la crescita delle temperature nei prossimi anni potrebbe raggiungere tra 1,8 e 4 gradi centigradi di aumento globale entro la fine del Ventunesimo secolo.

Nonostante l’Unione europea stia già facendo i conti con un’intensificazione delle “abitudini del clima” più rare e sia pronta a parole ad affrontare impegni più ambiziosi sul fronte climatico, porterà avanti un solo obiettivo vincolante, quello per la riduzione del 40% della CO2, “almeno” un 27% di energia rinnovabile nel consumo da raggiungere come media europea e nessun obiettivo specifico sull’efficienza energetica. Di tutt’altro avviso sono le associazioni ambientaliste europee.

Come spiegato da Wendel Trio, direttore di Can Europe, gli obiettivi a cui puntare dovranno essere ben altri: meno 55% di emissioni, meno 40% di consumo energetico, più 45% di energia rinnovabile. Sono necessarie scelte coraggiose perché come ha ricordato Midulla siamo “la prima generazione a sperimentare gli effetti del cambiamento climatico ma anche l’ultima che possa fare davvero qualcosa”.

Fonte: Rinnovabili.it

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